Recuerdo

Parlare di Recuerdo significa immergersi nell’epica del tango attraverso un’opera intramontabile di Osvaldo Pugliese, una delle figure più rilevanti e influenti nella storia del genere. Questo brano, che incarna un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione, si staglia come un faro luminoso nel panorama tanghera, incantando generazioni di appassionati con la sua bellezza e profondità emotiva. Ma per comprendere appieno l’importanza di Recuerdo, dobbiamo risalire alle sue radici e all’ambiente fecondo in cui ha preso forma.

La genesi di Recuerdo risale agli anni ’20, un periodo di fervente creatività nel panorama musicale argentino. Julio de Caro, celebre direttore d’orchestra e compositore, fu il primo, nel 1926, a eseguire questo brano, dando vita a un momento epocale nella storia del tango. La sua interpretazione magistrale contribuì a conferire a Recuerdo lo status di capolavoro indiscusso, aprendo la strada a un’ampia diffusione e adattamento in tutto il mondo.

La pubblicazione dello spartito nel 1924 a nome di Adolfo Pugliese, padre di Osvaldo, aggiunge un’interessante sfumatura alla storia di questo brano. Sebbene vi siano dubbi sulla paternità effettiva del brano, con alcuni che attribuiscono la composizione a Osvaldo stesso, la decisione di pubblicarlo a nome del padre potrebbe essere stata una mossa strategica data la giovane età del musicista.

Secondo la testimonianza di Pugliese, l’ispirazione per Recuerdo gli venne durante un viaggio in tram, tra le strade di Buenos Aires. La sua mente giovane e fervente di passione musicale generò la melodia che avrebbe dato vita a uno dei più grandi tanghi della storia. Tornato a casa, Pugliese trascrisse immediatamente la musica al pianoforte, segnando l’inizio di un viaggio straordinario che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica argentina.

Horacio Ferrer, poeta e studioso del tango, ha collocato Recuerdo in un contesto più ampio, sottolineando il suo ruolo fondamentale nel segnare un confine netto tra il tango prima e dopo la sua composizione. La sua citazione acuisce la consapevolezza della rivoluzione artistica innescata da questo brano, che ha ridefinito i canoni del tango e influenzato generazioni di musicisti e compositori.

Così, Recuerdo non è solo un tango tra i tanti, ma un monumento alla creatività e all’ingegno umano, un’espressione vibrante di emozioni e passioni che continua a incantare e ispirare ancora oggi. La sua bellezza senza tempo e la sua profondità emotiva lo rendono un’opera d’arte universale, capace di attraversare i confini culturali e linguistici, e di parlare direttamente al cuore di chiunque abbia la fortuna di ascoltarlo.

Osvaldo Pugliese: il tango ribelle di un maestro argentino

Buenos Aires, 2 dicembre 1905: il vento caldo della pampa porta con sé le note inquiete di un pianoforte. È il pianto di Osvaldo Pugliese, un bambino che nelle sue mani già stringe il destino del tango. Figlio di un operaio e flautista, Osvaldo respira musica fin dalla culla, assorbendo le melodie che vibrano nelle strade e nei cabaret della sua città natale. Tra le note del violino e del pianoforte, il giovane Pugliese si innamora perdutamente del tango. A 15 anni, eccolo già al “Café de La Chancha”, a far vibrare i tasti con una furia e una passione che lasciano tutti a bocca aperta. La sua musica è diversa, irriverente, carica di una energia che sfida le convenzioni del tango classico.

Le prime esperienze e il sodalizio con Vardaro:

Negli anni ’20 Pugliese forma la sua prima orchestra, dando vita a un suono nuovo, sincopato, travolgente. Il ritmo incalzante del suo tango conquista le milonghe, infiammando i ballerini e facendo storcere il naso ai puristi. Ma Osvaldo non si arrende, anzi: la sua musica diventa la bandiera di una rivoluzione, un inno alla libertà e all’espressione individuale.

Nel 1929, l’incontro con il violinista Elviro Vardaro segna una svolta fondamentale nella sua carriera. Insieme formano il gruppo “Vardaro-Pugliese” che debutta al Café Nacional. La loro collaborazione è ricca di successi e contribuisce a far conoscere il talento di Pugliese al grande pubblico.

Il successo e la fama:

Grazie alla radiodiffusione, in poco tempo Pugliese raggiunge la fama e diviene anche il beniamino dei sobborghi cittadini. Il suo successo è un misto di ammirazione musicale e politica: il pubblico lo ama per la sua musica passionale e per il suo impegno sociale.

Un idealista e un “martillero”:

Pugliese era un idealista: egli si considerava un “martillero”, un operaio della musica popolare. Per il mondo del Tango era semplicemente “el Viejo” oppure “el Maestro”. Il suo impegno politico lo portò ad essere incarcerato dal regime peronista, ma la sua popolarità era tale che la sua orchestra continuava a suonare senza di lui. Durante la sua assenza, il suo pianoforte rimaneva chiuso e con un garofano rosso sulla tastiera in suo onore.

Un simbolo di ribellione e l’omaggio al Teatro Colón:

Più tardi, il bandoneonista Carel Kraayenhof, uno dei suoi migliori discepoli, compose e dedicò a Pugliese il tango “Clavel rojo” (Garofano rosso). Per anni, i fans di Pugliese, alla fine dei suoi concerti lo hanno salutavano al grido di “Al Colòn! Al Colòn!”, il Teatro Colòn è più prestigioso teatro argentino, tempio culturale riservato esclusivamente alla musica classica.

Nel 1985 Pugliese ottiene la consacrazione ufficiale: suona al prestigioso Teatro Colòn, in un concerto rimasto memorabile. Era la prima volta che un’orchestra di tango entrava al Teatro Colón, un evento storico che simboleggiava la vittoria di Pugliese e del tango popolare contro le barriere culturali e sociali.

La musica di Pugliese:

  • Un ritmo incalzante e sincopato, che si ispira al jazz e alla musica popolare argentina.
  • Un uso innovativo del pianoforte, che diventa protagonista assoluto della sua musica.
  • Arrangiamenti complessi e stratificati, ricchi di contrappunti e armonie audaci.
  • Melodie intense e appassionate, che raccontano storie di vita vissuta con grande realismo.
  • Testi che affrontano tematiche sociali e politiche, con una vena polemica e di denuncia.

L’eredità di Pugliese:

  • Ha rivoluzionato il tango, rendendolo più popolare e accessibile a un pubblico più ampio.
  • Ha ispirato generazioni di musicisti, che hanno adottato il suo stile e lo hanno fatto evolvere.
  • Ha contribuito a diffondere la cultura argentina nel mondo, portando il tango sui palcoscenici internazionali.
  • È considerato uno dei più grandi musicisti di tango di tutti i tempi, un vero e proprio pioniere di questa musica.

Conclusione:

Osvaldo Pugliese non è stato solo un musicista, ma un poeta, un rivoluzionario, un uomo del suo tempo. La sua musica è un testamento di passione, impegno e libertà